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Nel
Modello Standard, la attuale teoria unificatrice
delle
forze elettromagnetiche
e deboli, i neutrini sono descritti quali
particelle neutre, soggette ad interazioni
deboli e prive di massa. Quest'ultima
proprietà tuttavia
non è richiesta in modo stringente
dalla teoria ma è piuttosto una
assunzione che rispetta i vincoli imposti
dalle osservazioni sperimentali. Le recenti
teorie di Grande Unificazione, che prevedono
l'allargamento del Modello Standard per
comprendere in modo organico anche le
interazioni forti, e una serie di risultati
cosmologici
sull'interpretazione della materia oscura
necessaria a bilanciare il disavanzo
di massa nell'universo, richiedono invece
che i neutrini, sebbene leggeri, siano
dotati di massa non nulla. In questa
ipotesi
si può dimostrare con semplici
argomentazioni di meccanica quantistica
che i neutrini
possono subire transizioni periodiche
tra lo stato in cui sono stati prodotti
(autostato
di interazione debole, ad esempio nm)
verso gli altri stati (ad esempio ne
o nt).
Si dice pertanto che i neutrini oscillano
tra stati di differente sapore.
La probabilità, P, di transizione
dipende da due parametri fisici, la differenza
tra le masse dei neutrini (Dm^2)
e l'angolo di mixing (sin2 2q), e da
due
parametri
sperimentali, l'energia En del neutrino
e la distanza L alla quale si rivela
il neutrino rispetto al punto di produzione:
pertanto l'osservazione sperimentale
di
un numero di neutrini (rivelati mediante
la loro interazione nel rivelatore) diverso
da quello aspettato nell'ipotesi di non
oscillazione implica come conseguenza
che i neutrini siano dotati di massa
non nulla.
Ovviamente al fine di effettuare un esperimento
accurato occorre conoscere con precisione
i suddetti parametri sperimentali (En
ed L) e la natura ed il numero dei neutrini
prodotti alla sorgente. Attualmente le
sorgenti di neutrini utilizzate in esperimenti
di oscillazione sono quella solare, che
produce neutrini-elettrone di bassa energia
(Emax=15 MeV), quella atmosferica, che
produce nm e ne, in proporzioni note,
dall'interazione
dei raggi cosmici nell'atmosfera terrestre,
con energie di alcune centinaia di MeV,
e quella artificiale, presso i grandi
acceleratori di particelle, che consentono
di produrre
fasci di neutrini (essenzialmente nm)
di alta energia (dell'ordine delle decine
di GeV). L'esperimento ICARUS è adatto
alla rivelazione di neutrini da tutte
queste diverse sorgenti sfruttando la
grande massa
bersaglio rappresentata dall'argon liquido
e la capacità, propria della tecnica
precedentemente descritta, di ricostrure
tanto la natura del neutrino incidente
quanto la sua energia e direzione. Il
rivelatore intermedio, per come è stato
disegnato, risulta particolarmente adatto
allo studio
degli eventi di più bassa energia
ossia quelli da interazione di neutrini
solari. Tale rivelatore infatti è in
grado di rivelare e distinguere le interazioni
dei neutrini solari con gli elettroni
dell'argon (urto elastico) rispetto a
quelle che possono
avvenire sui nuclei di argon (assorbimento). È possibile
dimostrare che il rapporto tra il numero
di eventi registrati di un tipo di reazione
rispetto all'altra fornisce una misura
diretta della probabilità di oscillazione
e quindi con essa indicazioni precise
sui parametri fisici incogniti. I risultati
forniti dagli esperimenti attuali sui
neutrini
di origine solare sono indicano in modo
ormai pressochè definitivo la
validità dell'ipotesi
di oscillazione. È pertanto considerata
esigenza improrogabile quella di investigare
a fondo e con tecniche sperimentali nuove
e più avanzate sul problema dei
neutrini solari: il rivelatore intermedio
ICARUS è candidato a fornire indicazioni
conclusive su ntale fenomeno, raggiungibile
in tempi relativamente ristretti e trova
in questa una delle maggiori motivazioni
scientifiche che hanno sostenuto la decisione
di una sua immediata realizzazione. |
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Il rivelatore ICARUS
nella sua fase finale con 3000 ton
di massa è invece in
grado di consentire studi di alta precisione
e su grande statistica preferenzialmente
sui neutrini atmosferici e su quelli da
fascio. In relazione a quest'ultimo caso
risulta di particolare interesse la possibilità di
realizzare con ICARUS un esperimento
di oscillazioni su long- baseline. |
A tale
riguardo, come precedentemente accennato, è in
fase di realizzazione al CERN il progetto
CNGS di un fascio di
neutrini diretto verso i Laboratori sotterranei
del Gran Sasso [1],
vedi figura.
La distanza di oltre 700 Km tra CERN
e Gran Sasso
consente di incrementare la probabilità di
oscillazione P ben al di là di
quanto fino ad ora raggiunto nei tradizionali
esperimenti di oscillazione con fasci
di
neutrini (short-baseline, L circa 1Km).
Inoltre la realizzazione di tale progetto
consentirebbe di stabilire uno stretto
e duraturo legame di cooperazione scientifica
tra CERN e Gran sasso, ossia tra due
dei maggiori Laboratori scientifici europei.
Lo studio dei neutrini atmosferici e
di
quelli da fascio long-baseline sono tra
loro complementari e, come dimostrato
da accurate analisi di simulazione, dovrebbero
estendere considerevolmente i limiti
sui
parametri fisici (Dm^2
e sin^2 2q) raggiunti dagli attuali
esperimenti ed eventualmente
consentirne una misura diretta. |
[1] A. E. Ball et al., "CERN
Beams for Long-Baseline Neutrino Oscillation
Expeririments", CERN-SL/92-75
(1992).
F. Cavanna, "The CERN-Gran Sasso long-baseline neutrino project",
CERN-PPE/95-133 (1995).
G. Acquistapace et al., "The CERN neutrino beam to Gran Sasso (NGS); conceptual
and technical design",
CERN-98-02 and INFN-AE-98-05, (1998).
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