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Esperimento al Gran Sasso
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Il progetto originale dell'esperimento, proposto [1] nel 1993-94 (e rivisto successivamente in [4]) a conclusione dei test sui prototipi effettuati al CERN prevedeva la realizzazione di un rivelatore costituito da un grande criostato (3500 m3) in grado di contenere circa 5000 ton di argon liquido. Tale massa risulta ottimale per garantire, come dimostrato da accurati studi di simulazione, una risoluzione statistica adeguata per lo studio di quegli eventi rari che costituiscono l'obiettivo di ricerca dell'esperimento. Tuttavia la necessità di sviluppare progressivamente al Gran Sasso

  le infrastrutture indispensabili per realizzare e utilizzare un rivelatore di tali proporzioni,
  i sistemi ausiliari del laboratorio e
  la valutazione diretta delle scelte tecniche su alcuni componenti del rivelatore


FIGURA 1: Vista schematica del rivelatore ICARUS da 600 ton per il Laboratorio del Gran Sasso.
 
 
ha condotto la Collaborazione a optare per la realizzazione preliminare di un rivelatore di taglia intermedia [2], tra quella del prototipo da 3 ton e quella del rivelatore da 5000 ton, prima di procedere alla realizzazione del progetto finale.
La soluzione più efficiente ed economica per mettere in funzione un rivelatore intermedio è quella di costruirlo e collaudarlo fuori dal Laboratorio sotterraneo e successivamente trasportarlo all'interno per l'istallazione finale. È dunque necessario che il modulo (costituito dall'insieme formato dal criostato e dalle camere a fili) sia trasportabile: le dimensioni risultano pertanto limitate dalla richiesta di trasportabilità sulla rete autostradale e di accesso al sito sperimentale presso i Laboratori sotterranei del Gran Sasso.In quanto segue saranno descritte le caratteristiche tecniche e brevemente illustrate le potenzialità scientifiche di questo modulo intermedio la cui realizzazione è stata approvata e finanziata dall'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e la cui completa realizzazione è stata completata nel 2001. Il contenitore criogenico per l'argon liquido è composto da due unità identiche, semi-indipendenti a sezione rettangolare da assemblare l'una accanto l'altra lungo l'asse maggiore. Le dimensioni individuali sono di 3.9x4.2x19 m3 in grado di contenere circa 740 ton di argon liquido in totale (di cui circa 600 t attive, da qui il nome ICARUS T600). La realizzazione di tale criostato rappresenta una impresa di notevole rilievo tecnologico nella quale sono coinvolte alcune industrie italiane tra le più avanzate nel campo della criogenia. Inoltre si prevede che la collaborazione con l'industria costruttrice sia mantenuta durante tutto il periodo di utilizzo sperimentale attraverso un monitoraggio a distanza della regolarità del funzionamento dell'apparato criogenico. Le camere di lettura (due per ogni unità) devono essere montate sulle pareti interne con il piano catodico al centro. Questa soluzione consente di massimizzare il volume sensibile. La massima lunghezza di deriva degli elettroni prodotti da eventi ionizzanti è di 1500 mm, equivalente a circa 1 ms di tempo di deriva massimo. In tali condizioni la purezza dell'argon liquido dovrebbe consentire solo un minimo degrado della carica di ionizzazione per cattura da impurezze elettronegative. In tale rivelatore si è deciso di incrementare al massimo la risoluzione spaziale riducendo la spaziatura tra i fili a 3 mm, al fine di consentire una migliore ricostruzione degli eventi di bassa energia. [Notiamo che sono state sviluppate anche alcune interessanti alternative alla soluzione precedentemente descritta delle camere di lettura a piani di fili . In particolare sono stati realizzati moduli di lettura formati da piani di circuiti stampati con strisce di conduttore che sostituiscono i fili per la lettura dei segnali [3]. Un'altra alternativa (soluzione ibrida) è rappresentata da moduli di circuiti stampati combinati con piani di fili.
L'isolamento termico del contenitore criogenico è garantito da opportuni pannelli di isolante termico, facilmente applicabili direttamente sul luogo dell'assemblaggio finale nei laboratori sotterranei. Si prevede infine di disporre intorno all'apparato uno schermo per i neutroni da radioattività naturale presente in ambiente underground. Tali neutroni rappresentano infatti un insidioso fondo per la ricerca degli eventi di bassa energia, tipicamente interazioni di neutrini solari. La scelta delle caratteristiche (materiale e spessore) del moderatore di neutroni è stata definita in base ai risultati di un test dedicato effettuato presso i Laboratori del Gran Sasso.
L'assemblaggio finale del rivelatore, il rivestimento dell'isolante termico ed il montaggio dello schermo per i neutroni sono i soli lavori da realizzarsi nel sito sperimentale (Sala B) recentemente assegnato all'esperimento ICARUS dai Laboratori del Gran Sasso.
Il rivelatore T600, una volta completato nella realizzazione dei vari componenti, è stato assemblato a Pavia e successivamente sottoposto ad un test completo di funzionamento (Aprile-Agosto 2001). Il successo registrato durante questa fase è stato di fondamentale importanza: tracce di muoni cosmici passanti l'intero volume sensibile di argon liquido ha consentito di dimostrare il perfetto funzionamento di tutto l'insieme costituente il rivelatore, dall'impianto di raffreddamento dell'Argon al sistema di purificazione, dalla catena di elettronica per la lettura dei segnali al sistema di acquisizione dati, fino ai programmi di decodifica e ricostruzione degli eventi. Al termine di circa cento giorni di regolare funzionamento, l'impianto è stato arrestato per procedere all'organizzazione dell'ultimo passo previsto: lo smontaggio ed il trasporto al laboratorio sotterraneo del Gran Sasso. L'installazione del rivelatore al Gran Sasso e l'inizio della presa dati sono previsti a cavallo tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003.

 

[1] ICARUS Collaboration, "ICARUS a second-generation proton decay experiment
and neutrino observatory at the Gran Sasso Laboratory", Proposal by the ICARUS
Collaboration, LNGS-94/99, Vol. I & II (1994).
[2] ICARUS Collaboration, "A first 600-ton ICARUS detector installed at the Gran
Sasso Laboratory", Addendum to Proposal, LNGS-95/10 (1995).
[3] ICARUS Collaboration, NIM A346 (1994), p. 550.
[4] ICARUS Collaboration,"The ICARUS Experiment: a second-generation Proton decay experiment and Neutrino Observatory at Gran Sasso Observatory -
Cloning of T600 Modules to reach the design sensitive Mass",LNGS-EXP 13/89 add.2/01 (November, 2001).
(Also available as ICARUS-TM/2001-09).

 

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